mercoledì 11 settembre 2013

Caterina Gerardi e Rina Durante

di Giovanni Invitto

 Anni fa, quando diventammo amici, Rina mi dedicò “La Malapianta” con questa frase: “A Giovanni, che sa tutto di me e, per fortuna, non lo dice”. Lei si riferiva a piccoli problemi di famiglia che mi aveva comunicato nella speranza di qualche soluzione.
Abbiamo avuto da Caterina Gerardi, io e mia moglie Marisa, meno di due mesi fa, quello che lei stessa ha definito “un libro, un dono, un abbraccio”. Perché collego le due dediche? Perché ora “so tutto” di Rina. Il lavoro di Caterina costituito da uno splendido film-documento L’isola di Rina. Ritorno a Saseno, titolo che è anche del libro che ha scritti-testimonianze della stessa Rina, di Caterina, di Ada Donno, Rosella Simone, Diana Chuli, Tatjana Kurtiki, Luisa Ruggio, Daniela Grifi. Metto alla fine Pia Durante, sorella di Rina, perché ha anche un ruolo importante nel documentario di cui si parlava prima.
Se Rina fosse ancora viva, potrei dirle: “Cara Rina, solo ora “so tutto di te”, grazie a Caterina e al suo lavoro. E, con quella documentazione, non solo io ti conosco a tutto tondo ma ti potranno conoscere tutti.       
 
Rina (in piedi) e le sorelle vicino la casa di Saseno


Il lavoro fatto da Caterina Gerardi di memorie (non in memoria) pone un punto fermo sulla scarsa letteratura che è disponibile oggi sulla intellettuale salentina. Il filmato “Ritorno a Saseno” , che cuce immagini rare (quelle dell’infanzia di Rina) con immagini della contemporaneità, amplia anche dal punto di vista qualitativo e documentaristico l’archivio della memoria. Le voci che ascoltiamo sono quella di Rina, di Caterina, di Pia.
Ne esce un quadro abbastanza ricco e puntuale che si confronta con le memorie di alcuni di noi. E quella bambina di Saseno è rinata in quest’opera composita di Caterina, donna vulcanica e creativa che io conosco dagli anni ‘60 quando studiava per gli esami universitari con mia sorella Antonietta, che oggi, purtroppo, non può apprezzare il valore della antica compagna di studi.    
Di Rina Durante sentivo parlare spesso durante la mia giovinezza. Era la giovane scrittrice che si era trasferita a Roma anche per avere una solida piattaforma di lancio, adeguata all’incipiente notorietà nazionale. Poi, delusa dall’ingorgo umano costituito dalla capitale, dalla burocratizzazione anche di strutture culturali, come il Sindacato Nazionale Scrittori, che sarebbero dovute rimanere agenzie di supporto agli artisti e agli operatori culturali, lei tornò nel Salento e riprese l’insegnamento.
Riallacciò i suoi rapporti vitali con personaggi decisivi, come Adriano Barbano, fotografo e regista, con cui Rina girò il film “Tramontana”. Barbano, morto relativamente giovane, fu il pioniere nel Salento della televisione via cavo e poi via etere. Vittorio Pagano, poeta “maudittanto meno letto quanto più evocato nell’interno della triade salentina (Comi, Bodini, Pagano), che scimmiotta le tre “corone” del primo Novecento (Carducci, Pascoli, D’Annunzio). Con Comi, la sua Accademia lucugnanese e la rivista “L’Albero”, Rina Durante e Maria Corti avevano fatto l’ingresso nel mondo della letteratura dalla porta principale.
Dopo lo sfilacciamento dell’esperimento di Lucugnano, mentre la Corti proseguì la sua carriera universitaria a Pavia, con una breve parentesi a Lecce (sede che non ha mai amato), Rina riprese la sua paziente tessitura grafica, la sua attività di docente nella scuola media e superiore. Poi l’importante parentesi romana che lei ricordava, negli ultimi tempi, senza grosso entusiasmo. “La Malapianta”, pubblicata con Rizzoli, le fece ottenere, a metà degli anni sessanta il Premio Salento: unica donna salentina, unico premiato salentino in assoluto in quelle edizioni prestigiose di circa quindici anni che si chiusero con quel riconoscimento.
Tornata da noi, si rituffò, con la sconsiderata generosità di sempre, nella viscere della nostra cultura. Nei primi anni settanta fondò il “Canzoniere grecanico salentino” che riprendeva, in tempo reale, ciò che avveniva nell’ambito nazionale, cioè la scoperta della etnomusica e della musica folklorica. Erano i tempi del “Nuovo Canzoniere Italiano”, di Giovanna Marini, che la Durante accompagnava in giro per le sue ricerche nel Salento, ma soprattutto erano i tempi della “Nuova Compagnia di Canto Popolare”, di quel Roberto De Simone che era stato vicino al demartiniano Diego Carpitella, a cui oggi è dedicato un Centro a Melpignano.
Rina Durante si spese così, monopolizzata dal suo interesse per le radici, l’identità e l’autenticità, non avendo mai paura di dire e scrivere cose “irregolari” di sé e degli altri. Quello che scrisse, nell’ultimo volume uscito con lei viva, disse alcune cose su Vittorio Pagano che le costarono l’amicizia e il saluto della sorella del poeta. Ma lei, sempre sorridendo, diceva che aveva detto solo cose vere. Perché prendersela?
Io l’ho conosciuta di persona, in maniera stretta e amichevole, nell’ultimo decennio. Era già pensionata, e le sue esiguissime risorse servivano anche ad una rete di parenti, di nipoti ed altro, nei confronti dei quali ella ha avuto sempre l’atteggiamento della chioccia protettiva. E ce n’era bisogno. La coinvolsi in una operazione politica. Organizzai per le elezioni comunali del ’98 una lista civica con programma ispirato all’Ulivo. Lei, socialista nell’anima, accettò di buon grado, direi goliardicamente, di candidarsi. Se ricordo bene, fece solo un incontro di donne nella casa di un’amica a San Cesario ed un incontro letterario e teatrale in una stanza dei Salesiani. Ebbe pochissimi voti, ma si divertì moltissimo. Anche per i pochissimi voti.        
Come ha scritto Maria Forcina in un testo apparso su “Via Dogana”, Rina ripeteva spesso che tutto quello che sapeva l’aveva appreso da sua madre, la sua prima maestra. Ed era vero: così torniamo all’opera di Caterina dove i passaggi biografici sono sottolineati. Non solo perché aveva passato la sua infanzia di fronte alla baia di Valona, nell’isola di Saseno, anche oggetto specifico della documentazione filmica di Caterina Gerardi. A Saseno, dove il padre era stato inviato come comandante della Marina Militare, lei e le sorelle impararono a leggere e scrivere, grazie alla madre che insegnò loro il gusto per le parole, il piacere della lettura, la cura della scrittura. Da lei Rina aveva anche imparato a giocare, cosa che insegnano tutte le mamme. Come dei giochi, serbò il ricordo delle ninnananne materne: «Ma la mia patria vera\ è su questo quadrato di terra\ da tutti abbandonato,\ dove mormora un vento di ninnenanne\ non mai dimenticate» e dove «nelle notti di maggio\ i grilli cantano inascoltati nella desolata finitudine\ dei torrioni corrosi».
Lei era tornata nel Salento e aveva ripreso l’insegnamento, cercando quella pienezza di vita di cui aveva narrato nel romanzo scritto a 36 anni, che non era, come è stato scritto, un mondo scomparso senza morale e perduto in un destino di animali, ma dove aveva raccontato di una pienezza di vita simile a quella delle tante male piante che crescono sulle zolle salentine. Da noi, dice ancora Forcina, ci sono ancora campi di gramigna, cardi e papaveri che, quando non subiscono i diserbi per far attecchire nuove culture o la selezione per chi deve crescere e chi deve morire, esplodono con una miriade di sfumature di verde e giallo e rosso in una pienezza di vita smisurata, che ha varcato il limite, ma non può non essere amata e dove la trasgressione improduttiva delle campagne è tenerezza lieve delle foglie che «affina i sensi e dilata le emozioni».
Per tutto questo grumo di storie di vita, il lavoro di Caterina Gerardi rilancia in maniera forte, piacevole, documentata questa figura iniziatrice dell’autonomia e dell’autorità – per usare un termine rilanciato da Luisa Muraro - culturale delle donne salentine e non solo. La maestria di Caterina, la dolcezza nel narrare l’amica fanno sì che cd e testo non siano la documentazione asettica di una vita e di un’opera, ma sono la storia di una donna che ha fatto scelte coraggiose da tutti i punti di vista, sulla propria pelle, senza chiedere rimborsi materiali e morali, e sempre con l’ironia, segno di una fine intelligenza pronta a ridimensionare se stessa e la vita.

giovedì 22 agosto 2013


 

Lunedì 26 agosto 2013 Dal 19.30 al 22.30
Chiostro Palazzo della Cultura - Galatina

Presentazione del libro/film di Caterina Gerardi con interventi di Mauro Marino e Marisa Forcina. Sarà presente l'Assessore alla Cultura del Comune di Galatina Daniela Vantaggiato

L'incontro aderisce a Posto Occupato la campagna di sensibilizzazione contro il femminicidio.



























venerdì 16 agosto 2013

Altri viaggi sull'Isola di Rina Durante


L’isola di Rina. Ritorno a Saseno
venerdì 16 agosto 2013 
 
Sazan è l’isola che non c’è. Non è una meta turistica nonostante risulti essere ricca di molteplici bellezze naturali e paesaggistiche, non è neppure abitata da una comunità, ma è stata da sempre presidiata dai militari prima turchi, poi italiani, inglesi e tedeschi. Terra di tutti e di nessuno. Luogo magico, quindi, sospeso sul mare, nel golfo di Valona, tra l’Adriatico e lo Ionio. In questo paradiso di colori tra il verde dei prati, il giallo di ginestre in fiore, il celeste del mare che si confonde con il cielo dove le alte vette dei monti albanesi si ergono nell’aria, Caterina Gerardi ha realizzato il film corredato di libro “L’isola di Rina. Ritorno a Saseno”, edito da Milella.
Nel prezioso documentario si nota un lavoro accurato e meticoloso iniziato nel 2010 e durato circa tre anni a causa anche di una complessa burocrazia che non ha facilitato l’ingresso della Gerardi sull’isola. Una volta raggiunta Saseno, la regista ha ripercorso i meravigliosi luoghi che hanno caratterizzato l’infanzia di Rina Durante dove visse fino al 1939 con la sua famiglia perché il padre Francesco era capo militare delle truppe italiane che occupavano l’isola. La giornalista, scrittrice e poetessa salentina nacque a Melendugno il 29 ottobre 1928, all’età di tre anni si trasferì a Saseno per poi rientrare nella sua terra prima che scoppiasse la II Guerra Mondiale, senza fare mai più ritorno nel suo amato “rifugio intellettuale”.
Rina Durante era fortemente convinta che il vero tesoro di ogni popolo risieda nel proprio passato, fu infatti pioniera del recupero della tradizione musicale locale fondando il Canzoniere Grecanico Salentino portando così alla ribalta una musica specchio di una terra fino ad allora relegata ai confini del mondo. Attenta studiosa degli aspetti antropologici del sud, Rina Durante ha realizzato per la Rai commedie e programmi televisivi, ha collaborato con importanti riviste locali e nazionali; “La Malapianta” è stato il suo romanzo più celebrei” mentre “Gli amorosi sensi” uno dei più recenti; ha scritto testi per il teatro come “Ballata salentina” e “La sposa di San Paolo”.
Nel 1965 Adriano Barbano realizzò “Il tramontana”, film tratto da un racconto di Rina Durante, che narra la storia di un ragazzino particolarmente vivace i cui genitori costretti ad emigrare in Svizzera per cercare fortuna affidarono l’educazione del figlio ai monaci. Questo è stato il primo film in assoluto girato nella provincia di Lecce precisamente a Castrì, Cavallino, Maglie e in Vico Freddo, a Corigliano d’Otranto. Proprio in questo splendido paese della Grecìa Salentina giovedì 8 agosto, in una piacevole serata estiva, è stato proiettato il documentario di Caterina Gerardi, in piazza San Luigi, nell’incantevole centro storico.
La professionalità di Caterina Gerardi, già nota per altri strepitosi lavori, tocca il vertice della bravura in questo capolavoro editoriale e cinematografico presentato peraltro in una veste grafica elegantissima: un prezioso cofanetto contiene dvd+libro di 184 pagine con 150 foto e una sezione dedicata ai testi di Rina Durante che descrive di suo pugno il periodo vissuto a Saseno insieme ad altri scritti firmati da Ada Donno e Rosella Simone, le due amiche di Caterina Gerardi, che hanno condiviso con lei un viaggio indimenticabile.
Il lavoro di Caterina Gerardi restituisce con estrema maestria un ricordo eccezionale di Rina Durante che in quell’amata isola, nella solitudine più totale, come racconta la sorella Pia nel film, scopre la bellezza della natura e della lettura, attività sapientemente consigliata dalla madre Lucia che riuscì a trasmettere alle proprie figlie l’amore per la cultura, un affetto incondizionato che a quasi dieci anni dalla morte di Rina Durante avvenuta il 25 dicembre del 2004, si continua a recepire grazie ai preziosi contributi che inneggiano la figura dell’intellettuale salentina. Caterina Gerardi ha saputo non solo cogliere l’anima di una delle più grandi letterate del Novecento, ma ha emulato l’insegnamento di Rina Durante sempre attenta a recuperare il passato, a valorizzare quella memoria che appartiene ad un popolo che crede ancora nel sublime potere della cultura.

di Paola Bisconti

lunedì 5 agosto 2013

Altri viaggi sull'Isola di Rina Durante con altre imbarcazioni



Altri viaggi sull’Isola di Rina Durante
con altre imbarcazioni


  Cara Caterina,
scusa che non ti ho salutata ieri quando me ne sono andata, avevi tanta gente intorno ....
E' stata una bellissima manifestazione - nel film ho sentito tanta emozione tua, me lo devo vedere con calma per poter guardare ancora tutte le sequenze di immagini per bene, mi è passato troppo in fretta ieri, e meno male che ora ho pure il dvd, così lo posso guardare quante volte voglio. Il libro, l'ho iniziato a leggere subito, appena tornata a casa, e lo trovo molto bello, hai fatto un bellissimo lavoro insieme a Francesco di Big Sur.
Complimenti davvero per questa tua profonda ricerca, questo emozionante viaggio all'isola di Rina,
a presto,
un abbraccio,
Ingrid Simon

  Cara Caterina,
non solo grazie per il bellissimo film da te realizzato, ma complimenti per la bellissima serata che ci hai fatto trascorrere. Basterebbe solo la quantità degli amici presenti a dimostrare quanto - tutti noi - ti vogliamo bene!
Ti auguro di continuare la tua appassionata carriera, sempre con la stessa grande passione (la ripetizione è voluta)
Un abbraccio
Alessandro Laporta


  Cara Caterina,
complimenti per la riuscitissima serata del 15,in bocca al lupo per la prossima.Mi dispiace non averti potuto salutare ma eri troppo vip...e troppa gente
brava bel lavoro! un abbraccio antonella
  ho letto il libro, dopo aver visto il documentario e aver ascoltato la presentazione. L'ho letto quasi tutto d'un fiato perché non riuscivo a distaccarmene, come non riuscivo e non riesco a liberarmi delle immagini e delle parole ascoltate durante la visione del tuo documentario. La mia pelle sembra averle assorbite e ora non può più fare a meno di emanarne il profumo.
Volevo dirti grazie e inviarti la mia nota di commento:

“Una volta incontrata, l’isola di Rina, sembra proprio che sia difficile per il pensiero abbandonarla. E sì, è quasi un’ossessione quest’isola.
Coinvolgente, affascinante, estremamente attraente, come un’ossessione appunto.
Lasciarsi catturare dalla natura rigogliosa dell’isola raccontata da Rina, lasciarsi attraversare dalla bellezza delle narrazioni fotografiche e delle testimonianze in dialogo con Rina raccolte nel libro, nonché dall’intreccio delle trame affettive di Rina Durante e Caterina Gerardi documentate nel film, è cosa a dir poco commovente. Da quest’incontro, come da ogni incontro
eccedente, si esce trasformati. Impossibile restare quelli che si era. Le immagini di Saseno, di quella che non può che essere l’isola di Rina, ma che è anche l’isola di Caterina Gerardi, nel suo tentativo ostinato, richiamo per lei imprescindibile, di riallacciare e continuare il legame di Rina con l’isola, dell’Italia con l’Albania, e lo stesso suo legame con Rina, accrescono il nostro essere. Il libro e il film, forme qui indissolubilmente unite, immagini e parole che si fondono divenendo parte integrante le une delle altre per un’ irriducibile singolare sinestesia, ci rendono partecipi di un dialogo ininterrotto, al di là del contatto fisico, un dialogo con quell’isola che ha colorato l’immaginario della poetessa salentina, un dialogo intriso e nutrito di scrittura, quella stessa scrittura di cui è stato ed è voce. Tentare di capire come e perché quest’isola avesse segnato così tanto l’esistenza di Rina
Durante, di cogliere il senso di quest’isola, per Caterina Gerardi è stato anche un ritrovare o forse piuttosto uno scoprire parte di sé. Per chiunque legga il libro e guardi il documentario è indubbiamente un penetrare la storia delle relazioni tra l’Italia e l’Albania, un conoscere una storia che costringe a mutare, che riporta a un’originaria intimità con la natura, quella da cui
Rina non si è mai separata, che riconduce alle radici dell’esistenza. Un perpetuarsi dell’incantesimo”.
A presto,
Moira De Iaco

    Grazie e complimenti per il lavoro svolto e per l'esperienza che ci hai fatto vivere. La lettura del libro è veramente interessante: Ninetta Valentino


  carissima Caterina (nel caso potrei chiamarti Rina)
 ti ringrazio per i tuoi messagggi e per gli inviti di cui spesso mi rendi partecipe.
 Per questa sera sarei venuto con piacere ma sono impegnato a Muro leccese per una delle tante emergenze ambientali che, come sai, mi prendono molto del tempo. Ritienimi presente per l'amicizia che ci lega, per la stima per il tuo lavoro e sopratutto (consentimi) per il ricordo che ci unisce verso la cara RINA. Ciao Marcello Seclì

  Carissima Caterina,
mi farebbe molto piacere pubblicare sulla mia rivista, "Bridge Puglia USA" qualcosa su Rina Durante e sul tuo lavoro, certamente pregevole.
Purtroppo non mi è possibile intervenire all'evento di mercoledì perché sono quasi alla vigilia di una serie di viaggi e, fino alla fine di giugno, sarò a Lecce solo per qualche giorno, tra un viaggio e l'altro. Ma l'estate dovrei essere qui stabilmente. Possiamo risentirci?
Con i più cordiali saluti. Flavia Pankiewicz

 Grazie, spero che potrò esserci , colgo l'occasione per dirti che la serata del 15 è stata emotivamente molto suggestiva e apprezzo tantissimo la tua dolcissima sensibilità. Rosaria Goffredo

 Mi piace molto. Spero di esserci e di prendere una copia del libro. Lo faccio girare.
un abbraccio
Sergio  Torsello
                                                                                                                       
  Carissima amica Caterina

Mondi ci ha consegnato il tuo libro " L'isola di Rina". Auguri e grazie.

E’ un libro speciale. Bello di forma e ricco nel contenuto. Fin ora li ho dato soltanto un occhiata ma certo lo leggerò con grande interesse e piacere. Ma cara Caterina, ti devo confessare una cosa che ti dispiacerà, la mia vista ultimamente è indebolita molto. I giornali e i libri sopratutto quelli che sono con le lettere piccole, posso leggerli soltanto con la lente di ingrandimento. Per questo, il tuo libro non posso leggerlo in una settimana, ma sicuramente prima della promozione lo avrò letto e ti scriverò una lettera.

Con abbracci affettuosi
Nexhmije Hoxa

  Carissima Caterina, tornata a Firenze ho letto d'un fiato il libro, di cui precedentemente conoscevo solo la copertina, e ho trovato bellissimo e profondamente partecipe ognuno degli scritti di queste meravigliose donne, che ho avuto il piacere di conoscere e a cui mi son sentita onorata di essere accomunata nella corale. Ti ringrazio ancora per tutto ciò. Ma sono stata rapita dalla parte dedicata alle "parole di Rina", al punto che ho cercato e trovato nel catologo della Biblioteca Nazionale la sua produzione letteraria che potrò chiedere via via in  prestito.
Ho trovato sorprendente il racconto "Martino Giona", personaggio sospeso tra il sospetto della pedofilia e l'angelico, che rifiuta le incursioni nei bordelli di Valona e nella sua giovane vita ama solo una vecchia e una (o due?) bambina. L'ho letto e riletto cercando di intuire l'età dei protagonisti, forse volutamente non precisata perché anche nelle bambine si risveglia, come in tutte le donne presenti nell'isola, una sorta di sensualità o di coscienza della propria femminilità, protettiva e quasi materna in Marianna, stupita ma cosciente del proprio potere in Moschina. La sparizione di Martino, inghiottito o rientrato nel grembo di quella natura selvaggia, di cui ha amato e disegnato ogni particolare, è la perfetta conclusione di una delle più belle storie che si potessero scrivere sulla diversità.
Ho capito dagli scritti precedenti che Martino è un personaggio reale e mi piacerebbe sapere quanto c'è di autobiografico nel racconto e quanto di fantastico. Puoi togliermi qualche curiosità?
Molto bello il blog alla ricerca delle storie!!! Cercherò ancora di contribuire, magari incalzando la memoria di mio fratello e costringendolo a ritrovare il diario militare dell'isola.
Un abbraccio veramente sentito.
Daniela Grifi



 
  Tra tutte le persone che ho incrociato, pochissime hanno incontrato davvero il mio cammino, alcune volte ho sfiorato i loro mondi e in due casi li ho scelti. Due casi sono abbastanza per restituire un senso a troppe giornate vissute nell'insilio di una geografia che esprime la sua gratitudine quando è troppo tardi o mai. Oggi Caterina Gerardi mantiene una promessa fatta a Rina Durante, e ci porta con sé durante uno di quei ritorni impossibili che sono fuochi, occasioni uniche peculiarmente umane. Vogliate bene a queste due "Cate", abbiate cura di questo bene che brilla nella polvere.
 Oggi, a Torre del Parco, dalle 18.30, venite ad ascoltare la voce de "L'isola di Rina".  Luisa Ruggio 
  Sono contenta che tu abbia condiviso la mia foto... Molto interessanti gli interventi e mi sono profondamente commossa ricordando Rina e la sua isola...grazie! Susi
  La presentazione del film e del libro indimenticabile, quasi come quelle presenze dell'isola, del mare, della natura, dell' infinito che Rina si portava dentro dalla piccola eta'.  Giacomo Grippa
  Speech emozionante e perfetto grande Caterina.  Fiorella Cagnoni
  Non si poteva entrare, nemmeno posti in piedi, evidentemente ha suscitato un grande interesse. Ci vediamo il 22, spero. Giuseppe Valzano

   Per tutta la vita la scrittrice Rina Durante sognó di tornare sull'isola della sua infanzia, Saseno. Ora grazie al nuovo lavoro di Caterina Gerardi, l'isola di Rina torna da noi.
L'ultima volta che ho intervistato Rina Durante, mi parlò a lungo di Saseno, l'isola albanese dove aveva trascorso la sua infanzia negli anni '30 del secolo scorso. Negli anni quell'intervista è diventata altre cose, tra quelle cose c'è anche un racconto che ho scritto pensando a un pomeriggio un po' troppo smarrito: "Pescatori d'amuleti". Ora quel racconto, nato dalla costola di un post è tra le parole di Rina, tra altri scritti, nell'antologia curata dalla regista Caterina Gerardi e Ada Donno, un'antologia che documenta il paradiso perduto di una tra le voci più intense e amate della nostra letteratura.  Luisa Ruggio
   Rina Durante ho avuto l'onore di averla come docente di sceneggiatura negli anni universitari a Lecce..ci aveva parlato proprio di questo e tante altre sue esperienze di vita vissuta da artista. Sarà interessante esserci. Alessandra Verecondo
   A Lecce non avevo ancora partecipato ad un incontro culturale così ricco, articolato, pieno di senso e intelligenza, denso di affetto e autenticità, scevro da retorica ed esibizione. Grazie a tutte voi per il desiderio di amore che mi avete regalato.
ci vediamo mercoledi Ugo Primiceri
  Ciao Caterina, è un vero piacere ritrovarti e risentirti. Ho saputo della pubblicazione del tuo lavoro e ne sono davvero contento. Io sarò ad Ostuni per il prossimo giovedì, potrei venirlo a prendere direttamente, sarà cosa veramente gradita. Ti lascio il mio numero così potremmo metterci d'accordo. Leonardo Zito

  serata stupenda Caterina! Interessanti gli interventi ben calibrati e commovente il film.
Purtroppo son dovuto andare via verso le 21 perkè mi sentivo un po' di febbre  Capani 


   caterina ieri sono venuto ma mi è stato impossibile entrare: ogni volta che ti muovi tu fai il TUTTO ESAURITO! ti abbraccio e spero di recuperare qualche replica.
 Carlo Salvemini
  Grazie e complimenti per il lavoro svolto e per l'esperienza che ci hai fatto vivere. La lettura del libro è veramente interessante: Ninetta Valentino


giovedì 18 luglio 2013

Caterina Gerardi e Rina Durante



Anni fa, quando diventammo amici, Rina mi dedicò “La Malapianta” con questa frase: “A Giovanni, che sa tutto di me e, per fortuna, non lo dice”. Lei si riferiva a piccoli problemi di famiglia che mi aveva comunicato nella speranza di qualche soluzione.
Abbiamo avuto da Caterina Gerardi, io e mia moglie Marisa, meno di due mesi fa, quello che lei stessa ha definito “un libro, un dono, un abbraccio”. Perché collego le due dediche? Perché ora “so tutto” di Rina. Il lavoro di Caterina costituito da uno splendido film-documento L’isola di Rina. Ritorno a Saseno, titolo che è anche del libro che ha scritti-testimonianze della stessa Rina, di Caterina, di Ada Donno, Rosella Simone, Diana Chuli, Tatjana Kurtiki, Luisa Ruggio, Daniela Grifi. Metto alla fine Pia Durante, sorella di Rina, perché ha anche un ruolo importante nel documentario di cui si parlava prima.
Se Rina fosse ancora viva, potrei dirle: “Cara Rina, solo ora “so tutto di te”, grazie a Caterina e al suo lavoro. E, con quella documentazione, non solo io ti conosco a tutto tondo ma ti potranno conoscere tutti.       
Il lavoro fatto da Caterina Gerardi di memorie (non in memoria) pone un punto fermo sulla scarsa letteratura che è disponibile oggi sulla intellettuale salentina. Il filmato “Ritorno a Saseno” , che cuce immagini rare (quelle dell’infanzia di Rina) con immagini della contemporaneità, amplia anche dal punto di vista qualitativo e documentaristico l’archivio della memoria. Le voci che ascoltiamo sono quella di Rina, di Caterina, di Pia.
Ne esce un quadro abbastanza ricco e puntuale che si confronta con le memorie di alcuni di noi. E quella bambina di Saseno è rinata in quest’opera composita di Caterina, donna vulcanica e creativa che io conosco dagli anni ‘60 quando studiava per gli esami universitari con mia sorella Antonietta, che oggi, purtroppo, non può apprezzare il valore della antica compagna di studi.    
Di Rina Durante sentivo parlare spesso durante la mia giovinezza. Era la giovane scrittrice che si era trasferita a Roma anche per avere una solida piattaforma di lancio, adeguata all’incipiente notorietà nazionale. Poi, delusa dall’ingorgo umano costituito dalla capitale, dalla burocratizzazione anche di strutture culturali, come il Sindacato Nazionale Scrittori, che sarebbero dovute rimanere agenzie di supporto agli artisti e agli operatori culturali, lei tornò nel Salento e riprese l’insegnamento.
Riallacciò i suoi rapporti vitali con personaggi decisivi, come Adriano Barbano, fotografo e regista, con cui Rina girò il film “Tramontana”. Barbano, morto relativamente giovane, fu il pioniere nel Salento della televisione via cavo e poi via etere. Vittorio Pagano, poeta “maudittanto meno letto quanto più evocato nell’interno della triade salentina (Comi, Bodini, Pagano), che scimmiotta le tre “corone” del primo Novecento (Carducci, Pascoli, D’Annunzio). Con Comi, la sua Accademia lucugnanese e la rivista “L’Albero”, Rina Durante e Maria Corti avevano fatto l’ingresso nel mondo della letteratura dalla porta principale.
Dopo lo sfilacciamento dell’esperimento di Lucugnano, mentre la Corti proseguì la sua carriera universitaria a Pavia, con una breve parentesi a Lecce (sede che non ha mai amato), Rina riprese la sua paziente tessitura grafica, la sua attività di docente nella scuola media e superiore. Poi l’importante parentesi romana che lei ricordava, negli ultimi tempi, senza grosso entusiasmo. “La Malapianta”, pubblicata con Rizzoli, le fece ottenere, a metà degli anni sessanta il Premio Salento: unica donna salentina, unico premiato salentino in assoluto in quelle edizioni prestigiose di circa quindici anni che si chiusero con quel riconoscimento.
Tornata da noi, si rituffò, con la sconsiderata generosità di sempre, nella viscere della nostra cultura. Nei primi anni settanta fondò il “Canzoniere grecanico salentino” che riprendeva, in tempo reale, ciò che avveniva nell’ambito nazionale, cioè la scoperta della etnomusica e della musica folklorica. Erano i tempi del “Nuovo Canzoniere Italiano”, di Giovanna Marini, che la Durante accompagnava in giro per le sue ricerche nel Salento, ma soprattutto erano i tempi della “Nuova Compagnia di Canto Popolare”, di quel Roberto De Simone che era stato vicino al demartiniano Diego Carpitella, a cui oggi è dedicato un Centro a Melpignano.
Rina Durante si spese così, monopolizzata dal suo interesse per le radici, l’identità e l’autenticità, non avendo mai paura di dire e scrivere cose “irregolari” di sé e degli altri. Quello che scrisse, nell’ultimo volume uscito con lei viva, disse alcune cose su Vittorio Pagano che le costarono l’amicizia e il saluto della sorella del poeta. Ma lei, sempre sorridendo, diceva che aveva detto solo cose vere. Perché prendersela?
Io l’ho conosciuta di persona, in maniera stretta e amichevole, nell’ultimo decennio. Era già pensionata, e le sue esiguissime risorse servivano anche ad una rete di parenti, di nipoti ed altro, nei confronti dei quali ella ha avuto sempre l’atteggiamento della chioccia protettiva. E ce n’era bisogno. La coinvolsi in una operazione politica. Organizzai per le elezioni comunali del ’98 una lista civica con programma ispirato all’Ulivo. Lei, socialista nell’anima, accettò di buon grado, direi goliardicamente, di candidarsi. Se ricordo bene, fece solo un incontro di donne nella casa di un’amica a San Cesario ed un incontro letterario e teatrale in una stanza dei Salesiani. Ebbe pochissimi voti, ma si divertì moltissimo. Anche per i pochissimi voti.        
Come ha scritto Maria Forcina in un testo apparso su “Via Dogana”, Rina ripeteva spesso che tutto quello che sapeva l’aveva appreso da sua madre, la sua prima maestra. Ed era vero: così torniamo all’opera di Caterina dove i passaggi biografici sono sottolineati. Non solo perché aveva passato la sua infanzia di fronte alla baia di Valona, nell’isola di Saseno, anche oggetto specifico della documentazione filmica di Caterina Gerardi. A Saseno, dove il padre era stato inviato come comandante della Marina Militare, lei e le sorelle impararono a leggere e scrivere, grazie alla madre che insegnò loro il gusto per le parole, il piacere della lettura, la cura della scrittura. Da lei Rina aveva anche imparato a giocare, cosa che insegnano tutte le mamme. Come dei giochi, serbò il ricordo delle ninnananne materne: «Ma la mia patria vera\ è su questo quadrato di terra\ da tutti abbandonato,\ dove mormora un vento di ninnenanne\ non mai dimenticate» e dove «nelle notti di maggio\ i grilli cantano inascoltati nella desolata finitudine\ dei torrioni corrosi».
Lei era tornata nel Salento e aveva ripreso l’insegnamento, cercando quella pienezza di vita di cui aveva narrato nel romanzo scritto a 36 anni, che non era, come è stato scritto, un mondo scomparso senza morale e perduto in un destino di animali, ma dove aveva raccontato di una pienezza di vita simile a quella delle tante male piante che crescono sulle zolle salentine. Da noi, dice ancora Forcina, ci sono ancora campi di gramigna, cardi e papaveri che, quando non subiscono i diserbi per far attecchire nuove culture o la selezione per chi deve crescere e chi deve morire, esplodono con una miriade di sfumature di verde e giallo e rosso in una pienezza di vita smisurata, che ha varcato il limite, ma non può non essere amata e dove la trasgressione improduttiva delle campagne è tenerezza lieve delle foglie che «affina i sensi e dilata le emozioni».
Per tutto questo grumo di storie di vita, il lavoro di Caterina Gerardi rilancia in maniera forte, piacevole, documentata questa figura iniziatrice dell’autonomia e dell’autorità – per usare un termine rilanciato da Luisa Muraro - culturale delle donne salentine e non solo. La maestria di Caterina, la dolcezza nel narrare l’amica fanno sì che cd e testo non siano la documentazione asettica di una vita e di un’opera, ma sono la storia di una donna che ha fatto scelte coraggiose da tutti i punti di vista, sulla propria pelle, senza chiedere rimborsi materiali e morali, e sempre con l’ironia, segno di una fine intelligenza pronta a ridimensionare se stessa e la vita.
Giovanni Invitto