sabato 4 maggio 2013

Dove dorme l'antichità

“Questo nostro Mediterraneo dolce e tragico, caldo e narrante, calmo e turbolento, si riapre fra le onde come un grande anfiteatro del Mondo. Un nuovo vento globale soffia qui, carezza le coste, le antiche radici, l’azzurro, i propri fili colorati dalle vive culture dei popoli. Quante volte si sono intrecciati,  fatti e disfatti questi fili!...Somigliano alla tela  di Penelope… Ma i colori si accendono e si mescolano con l’aria, con il mare, le radici, la gente e le onde.
Nel nido culturale fra le coste del Canale d’Otranto si risveglia l’Antichità. Le antiche civiltà, i miti, le leggende dei popoli si trasformano subito in onde o ninne-nanne. Ce li portiamo appresso negli anni. Siamo sempre più simili e meno diversi a causa di questi legami antichi. Vanno e vengono qui le stesse onde lambendo entrambe le coste.
E... Saseno sta sempre là. Guarda il mare muta nella sua solitudine insulare.
Forse a causa dell’Antichità è stata e rimane una zona strategica, militare... Intorno i soliti, gli umani, i misteri e la curiosità che regala il mare”.
Quando si tocca la storia da queste parti, c’è una porta che conduce all’Antichità e da lì proviene il protagonismo delle donne. Stavo pensando a Teuta, la regina degli Illiri, ai nostri antenati, alle civiltà greche, romane e pelasgiche: e poi le vicinanze, le contraddizioni, le tempeste, le guerre tra i greci e i troiani, tra gli illiri e i romani, gli esodi, le evacuazioni durante l’occupazione ottomana, fino ai nuovissimi rapporti di migrazione, lungo queste rive di sopravvivenza”.
É Tatjana Kurtiqi, in uno stralcio tratto dagli scritti accolti nel film-libro di Caterina Gerardi, “L’Isola di Rina - Ritorno a Saseno”...

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